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CONTRADA STRETTO

 
Contrada stretto

Il sito di Contrada Stretto si trova nell’omonima contrada che prende nome da una sella collinare, tagliata dalla costruzione della strada per Corleone, in un’area interessata da una grande cava attiva fino alla fine degli anni ’60.
Il clima salubre, la fertilità dei terreni, la presenza di numerosi corsi d’acqua  hanno determinato l’insediamento nel territorio di Partanna di popolazioni pre e protostoriche, e successivamente greche, romane, bizantine, arabe e dei vari dominatori della Sicilia, come testimoniano i numerosi reperti archeologici e il vasto patrimonio culturale del territorio.
L’importante presenza, in contrada Stretto, di una rete di fossati neolitici (5570-5400 a. C.), scavati nella calcarenite, forse utilizzati per scopi irrigui, ha valso a Partanna la denominazione di città della civiltà dei fossati. Nel sito sono stati infatti rinvenuti almeno cinque lembi di fossati, di cui il più imponente misura circa 1-1.20 m di larghezza e 13 m di profondità. Le enormi dimensioni del tracciato del fossato, ricostruibile per una lunghezza di circa 46 m , tramite i resti rintracciati nei diversi saggi, e la presenza in esso di ceramica, selce, ossidiana, resti di flora e fauna, strati di cenere e segni di fuoco, hanno indotto gli archeologi ad ipotizzare una diversa utilizzazione da quella idraulica e a propendere per un  uso cultuale. Stesso uso è stato attribuito ad una galleria coeva ai fossati, rinvenuta durante la campagna di scavi del 1994, che conduce ad una polla d’acqua ancora attiva e molto suggestiva da visitare anche dal punto di vista naturalistico.
Per la singolarità delle sue evidenze archeologiche lo Stretto è stato definito “Santuario delle acque”.
Gli scavi e le campagne di ricognizione hanno messo in luce anche delle tombe a grotticella e delle monumentali tombe a camera risalenti all’età del Bronzo in cui sono stati recuperati corredi funebri di ceramiche e  vasi della tipologia Partanna-Naro, caratteristici di altri villaggi protostorici del trapanese, ora conservati presso il Museo Archeologico Regionale di Palermo. Notevole testimonianza dell’alto grado di sviluppo raggiunto dagli abitanti del sito nell’età del Bronzo è il rinvenimento di un cranio trapanato che porta i segni di un intervento chirurgico. Da studi sul reperto si è potuto constatare che l’individuo interessato dalla trapanazione ha continuato a vivere per circa un anno dalla data dell’operazione. Il cranio è oggi conservato presso il Museo Archeologico di Palermo.
Altri reperti neolotici e dell’Età del Bronzo sono esposti nel Museo del Basso Belice, presso il castello Grifeo di Partanna.

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