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CASTELLO NORMANNO E TEMPIO DI VENERE

 
  • Castello di Venere
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Castello Normanno

L'imponente complesso architettonico, articolato e a pianta irregolare, sorge sulle rovine dell’antico tempio dedicato alla dea “Euploia” (garante di una felice navigazione) chiamata, a seconda delle dominazioni, Ibla dai Sicani, Astante dai Fenici, Afrodite dai Greci e infine Venere dai Romani. Oggetto di un importante culto marinaro che si svolgeva attraverso un rito di “prostituzione” sacra, durò dall’VIII sec. a.c. fino alla decadenza dell’impero romano. Protetto da alte rupi, il sito è accessibile solo dal lato abitato, in origine mediante il ponte levatoio citato da Ibn Giubayr. La fortezza probabilmente viene ricostruita dai Normanni che si avvalgono del reimpiego del materiale proveniente dall'originario "Tempio" di Venere e si stabiliscono in questo sito quali rappresentanti della regia autorità: il Bajulo (da cui il nome di "Balio"), il capitano regio, e posteriormente i castellani. Nelle sale del castello, in giorni stabiliti, il castellano tiene udienza assistito dal giudice e dal "notaro", e amministra la giustizia penale; il "Bajulo" emette sentenze nel campo civile e riscuote le tasse dovute al re. La fortezza è "piazza reale" fino al XVI secolo; Monte San Giuliano è considerata una delle piazze più importanti del Regno insieme con quelle di Siracusa, Messina e Agrigento. La castellania di Erice dopo essere stata prerogativa di diverse famiglie - i De Nobili, i Fardella, i De Urrea, i Palizzolo - viene acquistata per un'ingente somma dall'ericino Alberto de Palma e poi ancora dai suoi eredi, dai conti di Monroy e infine dai principi di Pandolfina. Agli inizi dell' '800, in seguito alla riforma amministrativa del Regno delle due Sicilie, il castello diviene proprietà comunale. L'attuale separazione fra le due parti del castello - il così detto "Castello di Venere" e le così dette "Torri del Balio" - è il risultato degli interventi di restauro voluti dal conte Pepoli nell'ottocento; infatti le antiche raffigurazioni del castello dimostrano inequivocabilmente che le "Torri del Balio" rappresentavano la corte avanzata o "baglio" del castello e all'interno c'era il nucleo fortificato oggi chiamato - con definizione turistica - "Castello di Venere"; quindi "Torri del Balio" e "Castello di Venere" sono parti dello stesso complesso fortificato. Un circuito murario a pianta rettangolare protegge la "basse cour" che precede il nucleo più interno del "Castello di Venere". L'ingresso del castello ad arco ogivale, è sormontato da una lapide calcarea recante lo stemma degli Asburgo di Spagna, e più in alto da un'elegante bifora trecentesca sulla quale sporge una caditoia di lastroni calcarei; questi ultimi elementi insieme alle merlature ghibelline potrebbero essere il prodotto di restauri ottocenteschi. Il "Castello di Venere" comprende una vasta cinta muraria - dal perimetro irregolare - sulla quale sorge, dal lato che guarda verso il centro abitato, il complesso edilizio principale; invece sulla corte principale si aprono altri locali di destinazione dubbia. Dagli scavi effettuati negli anni '30 sono venuti alla luce i resti di una piccola chiesa.

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