Gibellina
Nel 1968, il terremoto della Valle del Belice distrusse Gibellina. Il paese fu interamente ricostruito a pochi chilometri di distanza dando vita al museo en plein air più grande del mondo. Numerosi artisti contribuirono, infatti, alla ricostruzione punteggiando il paesaggio con sculture e architetture ardite che si possono ammirare passeggiando per le vie. Anche i ruderi del terremoto furono trasformati in opera d’arte da Alberto Burri che, ricoprendoli con una colata di cemento, ne fece un enorme Cretto. Al Museo Civico di Arte Contemporanea si possono ammirare le opere dei principali artisti che operarono a Gibellina nel periodo della ricostruzione: Accardi, Consagra, Rotella, Guttuso, Schifano e Sanfilippo, solo per citarne alcuni. Nel periodo estivo, la rassegna delle Orestiadi continua la vocazione avanguardista del luogo con una rassegna di teatro, poesia, arti visive e musica.
Nel 1968, il terremoto della Valle del Belice distrusse Gibellina. Il paese fu interamente ricostruito a pochi chilometri di distanza dando vita al museo en plein air più grande del mondo. Numerosi artisti contribuirono, infatti, alla ricostruzione punteggiando il paesaggio con sculture e architetture ardite che si possono ammirare passeggiando per le vie. Anche i ruderi del terremoto furono trasformati in opera d’arte da Alberto Burri che, ricoprendoli con una colata di cemento, ne fece un enorme Cretto. Al Museo Civico di Arte Contemporanea si possono ammirare le opere dei principali artisti che operarono a Gibellina nel periodo della ricostruzione: Accardi, Consagra, Rotella, Guttuso, Schifano e Sanfilippo, solo per citarne alcuni. Nel periodo estivo, la rassegna delle Orestiadi continua la vocazione avanguardista del luogo con una rassegna di teatro, poesia, arti visive e musica.
PAESAGGIO
Sul fianco scosceso della montagna su cui sorgeva Gibellina Vecchia, si dispiega un’enorme coltre di cemento bianco, il Cretto di Alberto Burri, straordinaria opera d'arte ambientale che come un bianco sudario, ricopre i ruderi della città. Per la collocazione Sud-Sud-Est e le vaste proporzioni, risulta ben visibile da lontano e dalle vicine Salaparuta e Poggioreale: l'impressione che suscita è amplificata dal singolare contrasto con l'aspro ambiente circostante, a tratti coltivato con filari ordinati di vigneti sulle colline.
La nuova Gibellina, una sorta di città-giardino, osservata dall'alto ricorda il profilo di un'enorme farfalla, distesa lungo il nastro della vicina autostrada.
Dalla strada statale che conduce a Santa Ninfa, la campagna si mostra in tutto il suo splendore,offrendo dolci e verdeggianti pianure, ampie vallate e rigogliosi complessi boschivi come quello di Monte Finestrelle.
NATURA
Il paesaggio naturale appartiene completamente a terreni di natura gessosa che comprende il Monte Finestrelle; non è un rilievo isolato, ma fa parte di un altopiano piuttosto esteso e delimitato da fianchi scoscesi intervallati da valichi che risulta inserito nel sito SIC (Sito di Interesse Comunitario) Complesso Monti di Gibellina e S. Ninfa. Sugli affioramenti gessosi sopravvivono ancora lembi di macchia mediterranea, caratterizzata dalle fioriture dell’ Euforbia arborea, del timo e delle orchidee selvatiche; nei valloni è presente una rigogliosa vegetazione ripariale, di grande interesse per l’elevata diversità della flora. La fauna comprende il riccio, l’endemico toporagno di Sicilia, il coniglio, l’istrice, la donnola e la volpe. Fra gli uccelli sono ben rappresentati la poiana e il piccolo gheppio - caratteristico per la posizione a spirito santo che assume durante la caccia - l’usignolo, la ghiandaia.
STORIA
Gibellina ha origini medievali come si intuisce dalla denominazione araba Gebel, monte e Zghir, piccolo, cioè piccolo monte. Da possedimento feudale divenne un tipico paese contadino sul feudo Busecchio, esteso su cinque colli, come attesta lo stemma della città: una torre su cinque colli. Il terremoto ha determinato una cesura netta nella storia: nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, il centro abitato viene raso al suolo e si contano circa 150 morti. La comunità di Gibellina decide di ricostruire la nuova città a 18 Km di distanza, in pianura, in un territorio più sicuro, vicino alla ferrovia e alle terre dei contadini.
Gibellina Nuova è un grande museo en plein air con sculture ed edifici di pregio, voluto dal sindaco della ricostruzione, Ludovico Corrao, che chiama grandi artisti per abbellire gli ampi spazi e ricreare un’identità ed una storia agli abitanti.
ARCHEOLOGIA
Nel comune di Gibellina ricade l’area archeologica del monte Finestrelle, in dialetto finestreddi, così denominato per la somiglianza delle tombe rupestri a piccole finestre. Le sepolture, circa quaranta, della tarda età del bronzo e dei primi secoli del I millennio a.C., sono scavate nella roccia e disposte l’una accanto all’altra, in file orizzontali su più livelli: si compongono di una cella funeraria a pianta rettangolare o semicircolare e semiellittica, preceduta da un vestibolo.
Nella necropoli sono stati rinvenuti alcuni manufatti fittili, tra cui due ciotole biansate di tipo villanoviano ed un’ anfora, conservate presso il Museo Archeologico di Palermo. Nella parte apicale del monte è stato inoltre ritrovato un grande cratere a decorazione geometrica, alto 40cm. Scavi effettuati nella parte ovest del monte hanno invece evidenziato i resti di un piccolo insediamento preistorico.
ARTE
Gibellina Nuova è il più grande museo all’aperto di arte contemporanea con una straordinaria collezione di opere di grandi artisti come Carla Accardi alla quale si devono i pannelli in ceramica Senza titolo posti sotto il porticato del Municipio, Nino Mustica, autore di una Fontana, o Mimmo Rotella, autore dell’ Omaggio a Tommaso Campanella. Di Andrea Cascella è la Fontana in marmo travertino, che, come tutte le sculture poste lungo le vie, è diventata un punto di riferimento per orientarsi nell’impianto urbanistico a farfalla.
La candida scultura frontale De Oedipus Rex, Città di Tebe, elemento scenografico dell’Edipo re rappresentato ai Ruderi di Gibellina, è di Pietro Consagra che, come scultore, ha anche realizzato Tris e le porte del cimitero e dell’orto botanico. Per le Orestiadi Arnaldo Pomodoro ha progettato numerose macchine sceniche tra cui l’Aratro, per La tragedia di Didone di Christopher Marlowe, che oggi fa da arredo urbano. A Fausto Melotti si devono le sculture a grande scala intitolate Contrappunto, con elementi geometrici isolati e Sequenze, un insieme di lastre continue su tre diverse giaciture.
Paolo Schiavocampo è l’autore di Una piazza per Gibellina, un gruppo scultoreo formato da più elementi destinati ad assolvere funzioni diverse.
Turi Simeti con una lastra di travertino, Impronta, sperimenta una modificazione del contesto e dell’habitat, provocando una pausa nello spazio, mentre Salvatore Messina con Tensioni lo rende dinamico, spingendolo verso il nuovo e verso il rinnovamento.
MONUMENTI
A dare il benvenuto nella città d’arte è la Stella, un grande portale d’acciaio progettato da Pietro Consagra come simbolo della rinascita dopo il sisma. Allo stesso artista si devono il Meeting, il primo edificio frontale, che si delinea con piani curvi e continui, e il Teatro, in fase di realizzazione.
Fulcro della città è la piazza del Municipio con l’edificio comunale progettato da Alberto e Giuseppe Samonà e Vittorio Gregotti, di cui è asse focale verticale la Torre civica, in cemento e ferro, di Alessandro Mendini, formata da due mezzi coni, dai quali fuoriescono due caratteristiche ali colorate che la ravvivano.
L’architetto Franco Purini con Laura Thermes ha redatto invece i progetti per il Sistema delle piazze comunicanti tra loro e delimitate da un lungo portico-recinto, per la Casa del farmacista e per la Casa Pirrello, seguendo una via sperimentale nell’affrontare sia i problemi urbani, sia il linguaggio architettonico, e associando alla componente razionale, suggestioni tratte dalla tradizione classica e da quella siciliana. Francesco Venezia con il Palazzo Di Lorenzo ha creato un’intrigante casa-museo che accoglie nel cortile interno la facciata di un palazzo di Gibellina Vecchia: un gioco tra interno ed esterno, rudere e modernità. Altri luoghi di grande suggestione sono i due Giardini segreti dello stesso architetto.
La chiesa Madre, progettata da Ludovico Quaroni con Luisa Anversa, che simboleggia nella sfera l’universo, la totalità e il Divino, e nel quadrato la perfezione umana; oggi ultimata, ha ricevuto il certificato di qualità dalla Regione Siciliana, primo riconoscimento conferito ad un’opera contemporanea, ed è stata dichiarata di importante interesse artistico, in quanto singolare nel panorama architettonico italiano.
ENOGASTRONOMIA
Nel territorio operano diverse aziende produttrici di vini di qualità, rossi come il Nero d’Avola e bianchi da uve catarratto e grillo, che hanno all’attivo riconoscimenti e premiazioni in manifestazioni nazionali ed estere. Ai vini si associa una buona produzione di olive, frutta, uva, agrumi e cereali, oltre che di formaggi e salumi, lavorati secondo metodi tradizionali. Vere specialità sono i carciofi alla menta e la nfigghiulata, una pasta di pane ripiena di cavolfiore, patate, cipolle e pomodoro, che, avvolta su se stessa, viene tagliata ed infornata. Per San Martino si preparano le mufulette, morbidi panini, aromatizzati dal finocchietto selvatico: sono ottime calde e condite con olio. Per San Giuseppe è d’obbligo la pignolata, tocchetti di pasta frolla, fritti nell’olio bollente e ricoperti di miele, ma tutto l’hanno si possono gustare le cassatelle ripiene di ricotta.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
La prestigiosa Fondazione Orestiadi dal 1991 realizza e produce manifestazioni culturali di rilevanza internazionale, nei settori del teatro, delle arti visive, della musica e della poesia, e organizza le Orestiadi, una rassegna annuale di prosa, musica, arte, che prende nome dalla trilogia dell' Orestea" di Eschilo, riscritta e reinterpretata da Emilio Isgrò, con le scenografie di Arnaldo Pomodoro, rappresentata nel 1983 tra i resti dell'antica piazza di Gibellina. Si avvicendano mostre fotografiche ed etnoantropologiche, convegni sui problemi del territorio, rassegne cinematografiche, musicali e di poesia, seminari, tavole rotonde e giornate di studio.
Da dicembre ad aprile nei locali dell’Auditorium del Museo Civico si svole la rassegna Gibellina d’inverno con spettacoli teatrali e musicali, mentre Cinema sotto le stelle, e Gibellina jazz, animano le serate estive, all’aperto.
RELIGIONE RICORDI LEGAMI
Sulle orme di antiche tradizioni legate ad eventi religiosi, puntualmente si ripetono a Gibellina feste e celebrazioni. Di notevole interesse è l' Incontro con l'angelo che si svolge la mattina di Pasqua, tra le statue dell'Addolorata e del Cristo Risorto, accompagnato dal volo delle colombe.
La devozione verso il SS. Crocefisso si manifesta, a maggio, con una processione e spettacolari sfilate di cavalcature, carretti siciliani e del presente un lungo e stretto drappo di seta, attaccato in una delle due estremità ad un'asta e che termina con un mazzo di spighe secche.
Il 16 agosto si festeggia il patrono San Rocco con sfilate e manifestazioni folkloristiche. In onore di San Giuseppe vengono allestiti altari votivi addobbati con cucciddata, ciambelle di pane, presso i quali, il 19 marzo, si offre un pranzo a tre bambini, detti li virgineddi, rappresentanti la Sacra Famiglia.
MUSEI SCIENZA DIDATTICA
Il Museo Civico d’Arte Contemporanea, pienamente collocato nella storia dell’arte nazionale e internazionale, ospita quasi duemila opere di circa seicento grandi artisti tra cui Guttuso, Pirandello, Accardi, Sanfilippo, Beuys, Rotella. Inoltre vi sono conservati i bozzetti di opere architettoniche di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri. Unico è il Ciclo della natura con dieci grandi tele di Mario Schifano, dedicate ai bambini di Gibellina ed eseguite in loco dall’artista nel 1984.
Le Case di Stefano, un antico baglio restaurato, sono la sede del prestigioso Istituto di Alta Cultura Fondazione Orestiadi. Nella casa baronale è ospitato il Museo delle Trame del Mediterraneo che raccoglie oggetti d’arte decorativa costumi, gioielli, tessuti, ceramiche e oggetti d'arte di popoli e culture dell'area mediterranea, testimonianza dei segni e della trama che accomunano i popoli rivieraschi. Il sistema espositivo è unico a livello mondiale, in quanto fa convivere opere d’arte contemporanea e manufatti di cultura materiale. L’imponente struttura del granaio accoglie inoltre la sezione d’arte contemporanea con le più significative opere donate dagli artisti di tutto il mondo che vi hanno frequentato i laboratori/atelier. La fondazione dispone della biblioteca Empedocle con più di 5000 volumi, anche in lingua, e di un Centro di Documentazione Orestiadi (CDO) che raccoglie cataloghi e pubblicazioni; promuove inoltre attività scientifiche ed editoriali, iniziative per l'artigianato isolano e corsi di formazione professionale.
Di altro genere è il Museo etno-antropologico, presso l’orto botanico, che riproduce ambienti domestici e documenta le fasi della lavorazione del grano, del latte e del vino.
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