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PALAZZO RICCIO BARONI DI S.GIOACCHINO
In armonia architettonica con gli edifici vicini, il monumento impone la sua presenza rappresentando la migliore espressione artistica in una cornice settecentesca, frutto di un’epoca feconda di economia, cultura ed arte. L’edificio d’impianto cinquecentesco è stato ampliato nel Settecento probabilmente su disegno di Andrea Giganti: traccia della forma originale è ancora il portale d’ingresso sulla via Turretta, che mostra ghiera d’arco tesa ed aggettante di gusto catalaneggiante. Fantasiose le mostre delle finestre e dei balconi, soprattutto di quello principale, in cui le mensole riportano un motivo a viso umano grottesco, molto raro nel trapanese, influenzato probabilmente dai mascheroni montorsoliani presenti nella trabeazione del vicino impianto gesuitico della chiesa del Collegio.
La massa compatta e austera dell’edificio è ritmata dagli infissi coassiali delle quattro elevazioni, mentre i balconi del primo piano, con balaustra a colonnine e mostre a bugne, preludono le ricche mensole a volute dei balconi con inferriate a petto d’oca al secondo piano. Lo spazio angusto del cortile è stato risolto abilmente con l’adozione di arcate ribassate sui primi due ordini, e a tutto sesto nel terzo. Nella chiave dell’arco centrale del primo ordine, in posizione opposta all’ingresso, è visibile lo stemma della famiglia. La pavimentazione del cortile è ad acciottolato, mentre una fontana di marmo adorna la parete di fondo, sulla quale si articola su due rampe lo scalone d’accesso ai piani superiori. Lapidi e stemmi inneggianti alla magnificenza della famiglia Riccio si trovano lungo le pareti del camminamento del secondo piano, che accoglie l’appartamento gentilizio, oggi quasi del tutto privo di fregi e decorazioni: si è persa infatti la traccia del soffitto finemente affrescato da Domenico La Bruna, del quale più autori fanno cenno. Una torre in alto sembra essere una delle cinque ricorrenti nello stemma della città di Trapani.
Numero tappa | 7 |